Il maestro siciliano Bartolomeo Bono espone fino al 6 gennaio al Complesso San Pietro le sue opere consistenti in riproduzioni di opere d’arte del ‘500 con la tecnica del “lustro” e in opere di attualità in stile futurista.
L’artista, da sempre impegnato nello studio di antiche tecniche, è riuscito ad approdare alla realizzazione dei lustri metallici fra i più prestigiosi, riuscendo a raggiungere inverosimilmente la tecnica di mastro Giorgio da Gubbio ottenendo persino riflessi color rubino, cobaltati e aurei.
Questo modo di trattare il vasellame, nel passato, è stato indagato e sperimentato da tutti i vasai del bacino del Mediterraneo. È una tecnica che ha origine in Egitto fin dall'ottavo secolo a.C.: indi si diffonde in Mesopotamia, in Iran e, più tardi, in tutto il mondo islamico. Con l'espansione delle conquiste dell'Islam in Spagna e Sicilia, i vasai vengono a conoscere i segreti di quest'arte: Gubbio, Deruta, Gualdo Tadino, Faenza, Urbino diventano, nel Cinquecento, centri famosi grazie ad alcuni maestri che riuscivano ad ottenere lustri bellissimi sulla superficie delle maioliche riccamente decorate.
In Italia l'artista Bartolomeo Bono, nato a Pantelleria nel 1950 e residente a Campobello di Mazara, in seguito ad approfondite ricerche tecniche, è riuscito a realizzare dei Lustri in ceramica fra i più prestigiosi, riuscendo a raggiungere inverosimilmente la tecnica di Mastro Giorgio Andreoli.