Da quasi 50 anni l’opera di Emilio Isgrò assume il linguaggio come elemento fondamentale di riflessione, verifica e apertura immaginativa dei processi della comunicazione.
Un itinerario singolarmente coerente in cui la pratica della cancellatura, lo sconfinamento dei tradizionali ambiti disciplinari, il cortocircuito tra parola e immagine e l’ibridazione con lo spazio del teatro pongono quali assunti centrali il rapporto di verità e falsificazione, di memoria e attualità, di storia e di presenza mitica. All’interno di questo percorso, e con gli strumenti specifici del suo operato, Isgrò, sin dai suoi esordi, ha interrogato più volte da una postazione originale e feconda la storia e la cultura della Sicilia, mettendone in discussione i nodi più problematici e complessi, compiendo ogni volta un movimento di ritorno verso l’isola in cui è nato.
Dalle cancellature operate sulle carte geografiche dalla fine degli anni Sessanta al monumentale “Seme d’arancia” realizzato per la sua città natale, Barcellona Pozzo di Gotto, dalla reinvenzione in lingua siciliana della “Orestea” di Eschilo andata in scena con un allestimento epocale sui ruderi di Gibellina alla “Rotta dei catalani” dove i tragitti delle formiche restituivano le contaminazioni e gli incroci dello spazio del Mediterraneo, Isgrò ha interpretato, attraverso il linguaggio e al di là di ogni malinteso localismo, il gioco di specchi e di rimandi che si è sedimentato in Sicilia.
La mostra “Emilio Isgrò. Disobbedisco. Sbarco a Marsala e altre Sicilie”, curata da Sergio Troisi, che si inaugura a Marsala il 13 maggio nei locali del Convento del Carmine, per la prima volta riunisce in un unico percorso le opere dedicate alla Sicilia e al suo essere siciliano. Un itinerario espositivo concepito per deviazioni, scarti e ritorni in cui ogni sala manifesta una voce e una declinazione differente, concluso con “Sbarco a Marsala”, l’installazione espressamente concepita per le sale del Convento del Carmine nel 150°
anniversario dell’impresa garibaldina, in cui la ricorrenza storica diventa occasione per il racconto, sorprendente e sospeso, della sfaccettata identità dell’isola.
La mostra, curata da Sergio Troisi, resta aperta sino al 19 settembre. Il catalogo è pubblicato da Silvana Editoriale